Dal Corriere del Ticino del 12 Giugno 2019

Ringrazio la redazione del Corriere del Ticino per aver pubblicato oggi questa mia opinione, che riprende l’argomento che avevo trattato in questo articolo della trilogia “Ritorno al Futuro”

Complice il fine settimana dell’ascensione finalmente favoloso a livello meteorologico, una visita di stato (ma qualche anno fa l’imprevisto era stata la rottura di una tubatura del gas), i molti benvenuti turisti e puntualmente la mobilità ticinese è collassata giornalmente più volte, generando caos, arrabbiature, stress, perdite di tempo e inquinamento.

Tutti abbiamo necessità di spostarci, non possiamo farne a meno. Ogni giorno dobbiamo spostarci su corte distanze: per lavorare, per fare la spesa, per accompagnare i figli a scuola, ad esempio. Settimanalmente ci spostiamo su medie distanze: andiamo a trovare parenti o amici, visitiamo altre città, partecipiamo a riunioni di lavoro fuori Cantone, visitiamo i nostri clienti presso le loro sedi. Ci capita poi di spostarci su lunghe distanze, per lavoro o per svago. Evidentemente vi sono casi in cui questo schema cambia, a dipendenza della propria situazione personale e professionale. Quello che accomuna senza eccezione tutti i viaggiatori in Ticino, indipendentemente dal mezzo di trasporto scelto, è il fatto che il tempo passato viaggiando incolonnati in qualche ingorgo equivale a tempo senza un vero valore aggiunto, tecnicamente definito come spreco, e che dunque andrebbe ridotto al minimo, se non idealmente eliminato.

La domanda fatidica è: come? Infatti non possiamo continuare a proporre soluzioni che inseriscono ulteriori entità all’interno di un sistema stradale e ferroviario già portato oltre la soglia di saturazione. Continuando a procedere in tal senso, creeremmo semplicemente ulteriori situazioni al limite, dove ogni minimo inghippo (che sia un incidente, un guasto tecnico, dei lavori di manutenzione) fa collassare completamente un sistema senza riserve.

Si devono dunque studiare delle soluzioni drastiche, visionarie e che permettano di recuperare oltre un secolo di ritardo nello sviluppo della mobilità urbana, interurbana e regionale del nostro Cantone.

Che caratteristiche deve avere il sistema proposto? Ne elenco qualcuna: accessibile a tutti, capace di trasportare velocemente grandi quantità di persone, capillare, con tempi di attesa alle fermate ridotti, che non vada a saturare le strade, che non vada a saturare i binari, che non vada a intaccare ulteriormente gli spazi verdi, che sia sostenibile, ecologico, silenzioso, economico. Fantascienza? No, un sistema di trasporti del genere già esiste, è collaudato, ed oltre ad essere un mezzo di trasporto di massa eccezionale, è anche diventato attrazione turistica, si tratta della ferrovia sospesa, ne è un esempio la Schwebebahn di Wuppertal in Germania.

I vantaggi del sistema sono evidenti: la tecnologia è conosciuta, i tracciati possono essere facilmente adattati e costruiti al di sopra delle strade esistenti, senza intaccarne la capacità di passaggio dei veicoli. Addirittura, come nel caso della cittadina tedesca, i tracciati possono essere disposti al di sopra di canali e fiumi in ambiente urbano. I costi di realizzazione, considerando la tecnica impiegata di piloni e rotaie sospese, sono sicuramente minori di quelli necessari per la costruzione di gallerie per la metropolitana, per l’allargamento di strade e quant’altro. Dunque le tempistiche di realizzazione potrebbero essere molto ridotte. Essendo la ferrovia sospesa una tecnologia complementare a quella tradizionale sarà possibile sostituire i treni regionali che occupano i binari delle tratte a lunga percorrenza liberando preziose capacità quindi aumentandone velocità e frequenza.

Una riprogettazione di questa portata del sistema dei trasporti pubblici va inoltre collegata alla riprogettazione della rete delle fermate interurbane della lunga percorrenza. E’ assolutamente necessario spostare le fermate dei treni diretti al di fuori dei centri urbani principali per decongestionarli. Infatti è solo una minima parte dei viaggiatori quella che si ferma direttamente in centro, la maggior parte deve continuare verso altre destinazioni con il traffico locale. Le stazioni principali andranno posizionate in punti chiave (2 o 3 per tutto il Ticino), facilmente raggiungibili in pochi minuti dai centri e dalle periferie, attrezzati con parcheggi a lunga durata e fermate di interscambio con i bus di linea che necessariamente dovranno collegare le valli. La durata del viaggio centro – centro potrebbe risultarne addirittura ridotta, con inoltre un netto guadagno della qualità di vita dei centri urbani, ora soffocati dal traffico.

Una riprogettazione in questo senso è anche necessaria per non imbrigliare  e rendere vani sin dall’inizio i miglioramenti previsti con gli aggiramenti di Biasca, Bellinzona, e il completamento meridionale di Alptransit.

Sono consapevole che il cambio di mentalità, e la parte di raccolta dei consensi risulterà ostica, ma ritengo che un progetto per certi versi anche provocatorio come questo potrebbe dare lo spunto per tornare a tirare tutti il carro dalla stessa parte, mettendo da parte campanilismi, animosità e litigiosità che hanno di fatto fermato lo sviluppo della mobilità del nostro Ticino. Dobbiamo recuperare 100 e più anni di ritardo nel prossimo decennio al più tardi, se vogliamo lasciare alle generazioni future un Ticino mobile ma ecologico, produttivo ma vivibile, dal paesaggio bello ma non un museo a cielo aperto. Forse la mia è una visione fantascientifica, ma forse, tra di voi lettori vi sono altri sognatori pronti a condividere e discutere questa alternativa per il trasporto pubblico.

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